AZIONE – REAZIONE

Non distogliere gli occhi

dall’offuscato fragore delle cose che vivono;

non restare inerte nel gelo come si fosse spenta

la tua fiamma; non negare al tuo respiro

la felicità che non hai avuto perché tutto

può nascere da te e riscrivere

la direzione dei tuoi passi

 

 

PIRAMIDE

Dove sei mia voce,

mio respiro, mia visione confusa?

Dov’è volato il pensiero,

dov’è rinchiusa la riflessione?

 

 

L’immaginazione è l’ultima

stanza della piramide,

un bimbo pietrificato

nelle macerie

 

 

IL PRATICANTE ACROBATA

Com’è lontano

dalla perfezione dell’artista:

con ali d’angelo infiamma

l’aria che lo sostiene, i suoi muscoli

si gonfiano forti sotto la pelle che brilla.

 

L’altro no! L’altro è un pulcino

che precipita con slanci scomposti

fino a toccare il fondo e rimbalzare

nel gioco di un’altalena infinita

senza senso

senza controllo

 

 

UOMO

L’uomo
teme di perdersi nella zona grigia
del brodo chimico di architetture
imperfette in uno stupor aeternus
si addentra tra le volte sconosciute
di geometrie impossibili eppure non lontane
dalla perfezione della normalità

Quell’uomo,
io lo conosco

 

 

CERCA IN TE STESSO

Nessuna stella nella notte gelida,

nessuna candela nella cattedrale muta

e niente fuoco nella casa dai muri che piangono

 

 

Cerca la luce in te stesso

 

 

LA CITTA’ MORTA (MERANO)

In bilico sulle sponde del tempo

sostenuta dal suo stesso decadimento,

il passato non si dimentica:

è solo perduto

 

Così tra fiori e stoffe preziose si profuma

di colonia per nascondere il fetore della cancrena

 

 

C

Potessi riascoltare ora
insieme a te
le parole che ti hanno plasmata
e inciso solchi
ed eretto dighe
capirei come sei;
troverei con te altre vie,
nuovi sentieri per aggirare le strade
che non danno scampo
e regalarti un nuovo sole e profumi
di una purezza che non hai conosciuto

 


 

EL ORFANTO

Cadere nell’abisso più nero:
il castigo nella stanza buia
di una casa che non ha serrature.
Le porte si aprono casualmente
e l’architettura allucinata cambia forma
come in sogni febbricitanti


É l’orfanotrofio dei ricordi

 

 

LA MORTE A …

In quell’intreccio

misterioso di creature

e di vita l’uomo è debole

come cadaveri di alberi antichi.

La terra feconda lo richiama a sé

nel suo bozzolo oscuro

e nascosta tra le amanite

la Regina delle Fate Cattive

ha giocato a rubargli l’anima

 

 

UOMO/MACCHINA

Kilometri di fibre
e di cellule nella biomacchina
orribilmente magnifica.
Miliardi di processi elaborati
da linguaggi sconosciuti
e da codici elettrochimici.


Appare perfetta
eppure
l’abbiamo vista cadere
rantolando e inciampare
soffocando nel sangue

 

 

PRIMO GIORNO D’AUTUNNO

Parole perdute nella tempesta
di vortici inversi

Tutto precipita verso il centro
sempre più denso
come al preludio dell’universo

E la stagione del drago
porta invece sfiniti tormenti
nelle notti sempre più lunghe


Il vero vivere è prigioniero
nel guscio di una castagna

 


 

Quando ci libereremo
di questa ingrata eredità?
Quando cadrà il drappo
delle nubi scoprendo
il destrutturato cammino
in un nitore perfetto?
Quando le nostre gambe di neonati
saranno tanto forti
da reggere l’opprimente
fagotto di Pollicino,
smetteranno di tremare?

Sarà come vedere per la prima volta;
il mondo si mostrerà rinnovato
e insieme esploreremo le prospettive
di cui siamo architetti.


Sarà così?

 


 

NOTE PERDUTE

Quante note perdute
nelle lunghe notti
che ingoiano ogni cosa

armonie perfette si dissolvono
mentre cerchi di trattenerle,
e si spengono come echi
di sogni antichi

 

 

APPUNTAMENTO AL BUIO (a Claudia)

Addormentati con me stanotte, amore mio.

Abbandonati teneramente nel mio abbraccio

e cullami nel tuo respiro; sogniamo i nostri fantasmi

ma restiamo uniti nel tocco impalpabile

dei corpi incoscienti fino al mattino,

che di nuovo ci dividerà per lunghe ore

d’affanno

 

 

Ci rivediamo

al calar delle tenebre

 

 

L’URLO

La paura del silenzio

è quella di un urlo improvviso

che squarci la placenta degli incubi

 

 

LA CADUTA DI ROHAN

Dove sono il cavallo e il cavaliere?

Dov’è il corno che suonava?

 

Gli anni della forza consumati

in guerre che scoppiano a ogni alba.

E il vento di fine autunno sibila

tra i palazzi in rovina, su prati gialli

sfiniti di montagne divenute cattive

 

Un vecchio osserva

l’orizzonte oscuro e si volge

a rincorrere ad ovest i riflessi

di ogni singolo giorno perduto

mentre il freddo opprime

il cuore rassegnato

 

 

Vecchio eroe, sarai solo

nella battaglia finale

per tenere la fortezza dell’anima

ma vivrai nella memoria del nuovo sangue

che fluisce da te e intorno a te

 

 

TESTAMENT

E dovessi andare

ricordatemi com’ero

nei giorni spensierati

d’estate, baciato dal sole e dal vento

vento di montagne misteriose

 

Non pensatemi nella macchina

a molla in fila nella nebbia

di inverni malsani, quando la tristezza

ti salta alla gola silenziosa

come il buio che opprime un cuore

fragile come acqua alla prima indecisa gelata

 

 

 

 

Non sono riuscito a proteggervi:

la vita mi è crollata addosso

prima che potessi salvarvi

dalla mia stessa rovina

 

 

PROMESSA (a Claudia)

Perché lacrime colano
come gocce d’argento
sul tuo viso di porcellana?
Perché la tristezza ti possiede
nella tua età più bella, tu che bella
già sei?

Affidami il tuo cuore affinché
lo custodisca e lo coltivi come si fa
con il fiore più prezioso
di un giardino incantato e soffiamo insieme
sulle braci del nostro amore
per farlo diventare fuoco che scalda
le stanze dove arderà la nostra passione
delicata come farfalle
e profonda come i sogni

 

 

BIOPSIA DI UNA SOGLIOLA

Perché non dovrebbe aver senso
ripensare ai ricordi paurosi dell’infanzia?
Vorrei anzi che la mia anima si aprisse
come una sogliola per studiarne ogni piega
e, magari, capire

 


 

 Come una tartaruga

aspetto in un guscio di mattoni

una nuova primavera

IL SENTIERO DEI MORTI (EL TRODO DEI MORCHIES)

 Giro sempre intorno

all’abisso senza mai guardare

dentro, arrivando al vuoto

alla fine di sentieri impossibili,

attraversando ponti di sola neve,

attraverso camini di roccia che taglia veramente,

come sanguinano le ferite dei miei scherzi

da equilibrista cieco.

 

Io lo so: questo gioco mi ucciderà,

con fiori sconosciuti

recisi dalle mie mani morte

alla fine del mio tempo

L’ELFO FEMMINA


Sembrava un elfo
dei nostri tempi
con quel sorriso misterioso
come il suo silenzio

e nel suo sacco chissà che segreti
da tenere per sé una volta rientrata
nel suo rifugio oltre le montagne


Ma io so che era umana
perché il sole aveva carezzato
di rosso il suo viso
nato da un sogno
 

 

 

 

Sulla lama di un coltello

non si può tornare indietro

 

con il cuore spezzato

camminiamo in un incubo

come pupazzi senz'occhi,

equilibristi casuali

in un gioco mortale

tra il sangue ed il buio

senza saper decidere

 

senza speranza di salvezza